L’intelligenza artificiale (IA) fa già parte della nostra vita quotidiana ed è destinata ad assumere ruoli sempre più di primo piano. Si parla di IA quando una macchina assume capacità tipiche dell’essere umano (dall’apprendimento alla pianificazione fino alla creatività). Questo avviene grazie ad algoritmi di addestramento, che consentono alla macchina di assorbire enormi quantità di dati e di elaborarle per svolgere azioni, risolvere problemi e orientare scelte. Tutto ciò in modo più rapido e più efficiente di quanto possano fare gli esseri umani. Per tale motivo l’IA è e diverrà sempre più una risorsa imprescindibile per qualsiasi settore, digital marketing compreso.

È di queste settimane lo scalpore suscitato da ChatGPT3, l’intelligenza artificiale generativa che sta mettendo in subbuglio il mondo dei copywriter, per la sua capacità di produrre testi di buona qualità. Ma di questo parleremo in un paragrafo dedicato.

Intanto scopriamo quali sono oggi gli utilizzi più diffusi dell’IA. 

L’IA nelle aziende: dalla customer care ai robot

L’Osservatorio sull’Intelligenza artificiale del Politecnico di Milano (https://www.osservatori.net) ha mappato l’utilizzo dell’IA in 721 aziende e ha riscontrato alcune principali tipologie di applicazione della stessa.

  • Intelligent data processing: elaborazione dei dati per trarne indirizzi di azione. 
  • Virtual assistant/chatbot. Li incontriamo spesso nei siti come strumenti per la customer care.
  • Reccomendation System. L’IA suggerisce dei prodotti ai clienti in base ai loro acquisti precedenti.
  • Natural Language Processing. Si tratta delle soluzioni relative al linguaggio: dalle traduzioni alla produzione di testi.
  • Computer Vision. L’IA estrae informazioni dall’analisi delle immagini. 
  • Autonomous Vehicle, i mezzi di trasporto a guida autonoma.
  • Intelligent Object, oggetti in grado di compiere azioni (come nella domotica).
  • Autonoumos Robot per l’automazione di processi produttivi e logistici.

L’IA nel digital marketing: un’opportunità dagli imprevedibili sviluppi

In realtà l’IA ha già fatto il suo ingresso nel digital marketing. Chi è del settore, leggendo l’elenco del precedente paragrafo avrà già individuato voci familiari, come “chatbot” e “reccomendation system”.

Vediamo più in dettaglio però quali vantaggi l’IA può apportare a questo particolare ambito.

La raccolta dei dati

L’IA rende più precisa l’estrapolazione dei dati, soprattutto individua subito, nella massa delle informazioni, gli insights più utili.

La predittività

Dai dati ricavati dai comportamenti dei clienti, l’IA può prevedere i trend prima che si manifestino, consentendo al marketer di adottare in anticipo le opportune strategie.

La gestione delle campagne

L’IA modella il target e monitora in tempo reale l’andamento delle campagne, modificandole di volta in volta nel modo più opportuno. 

Nel programmatic advertising analizza con precisione i siti e gli utenti che li visitano e ne valuta l’adeguatezza con il posizionamento del brand.

Nelle attività di lead generation, lead nurturing e sales conversion, l’IA individua e applica le azioni con la più elevata probabilità di successo. 

La produzione di contenuti

È proprio nel content marketing che, in questo periodo, le soluzioni di IA stanno suscitando stupore e preoccupazione. Qui a favore dell’IA gioca la sua capacità di consultare in contemporanea un numero immenso di dati, utilizzandoli per creare contenuti in linea con l’argomento e le finalità stabilite.

ChatGPT3: la sconcertante new entry del content marketing

Ed eccoci al protagonista del dibattito di queste settimane: ChatGPT3, il chatbot sviluppato da OpenAI, che ha lasciato a bocca aperta coloro che lo hanno provato. L’accesso è infatti libero dal sito di Open AI.

Cosa sa fare ChatGPT? 

Forse è meglio partire da cosa non sa fare. È la stessa intelligenza artificiale a dircelo (in un articolo commissionatole da Ninja Marketing, https://www.ninjamarketing.it): “Le tecnologie di intelligenza artificiale possono essere molto accurate nella scrittura di testi che seguono uno schema specifico o che presentano informazioni precise e dettagliate. Tuttavia, gli esseri umani sono ancora superiori alle macchine quando si tratta di creare testi che richiedono creatività, empatia o comprensione profonda del significato delle parole e delle frasi”.

In estrema sintesi, i limiti di ChatGPT riguardano i contenuti empatici oppure l’espressione di giudizi. Se gli si chiede un parere su di un tema, il chatbot elenca le diverse opinioni in merito, senza “prendere posizione”. Per il resto, però, ChatGPT scrive articoli su pressoché tutti gli argomenti (l’attuale limite sta nel fatto che è stato addestrato con contenuti online fino al 2021), post per i social (nel giusto formato e con gli hashtag appropriati), newsletter, crea video (immagini e script), scrive poesie, riassume libri, racconta barzellette e via di questo passo.

Dimenticavo, ottimizza i testi in ottica SEO. Del resto è stato “addestrato” con 45 terabyte di dati testuali, presi soprattutto da Common Crowl, Wikipedia, Google Books.

Le creazioni di ChatGPT sono di qualità più che decorosa, anche se necessitano di supervisione umana, specie per quel che riguarda argomenti complessi e controversi. La stessa Open AI avverte di non prendere per sicuro quanto restituito dal tool. Non si ha infatti la possibilità di vagliare le fonti utilizzate dall’IA, le cui informazioni vanno quindi verificate a posteriori.

Certo è che, per un’ampia serie di mansioni di copywriting standard, ChatGPT3 è un valido strumento. Pensiamo, ad esempio, alla descrizione delle centinaia di prodotti di un e-commerce. Chat GPT può fare quindi da supporto al copywriter, che si ritrova un testo già impostato, anche se da controllare, rifinire e personalizzare. 

In molti si domandano se e come Google valuterà i testi scritti da un’intelligenza artificiale e come verrà normato l’utilizzo da parte dell’IA di materiali già presenti in rete. Queste però sono solo alcune delle tante questioni che dovranno essere affrontate nell’utilizzo dell’IA. Quello che si può cominciare a dire è, probabilmente, che il copywriting di contenuti ripetitivi, strettamente tecnici, impersonali, è destinato a essere tolto agli umani, ai quali rimarranno i testi ad alto livello di personalizzazione e approfondimento.
Per ora?